Gian Vittorio Cappelletto nasce a Treviso il 3 luglio 1928. Dopo un periodo iniziale trascorso nel seminario vescovile di Treviso, nel 1944 entra nel noviziato dei gesuiti di Triuggio. Viene quindi trasferito all’Aloisianum di Gallarate, il grande istituto di filosofia dei gesuiti. Qui completa la sua formazione e incentiva la sua inclinazione per l’arte: proprio a Gallarate, nell’ aprile del 1950, allestisce la sua prima mostra d’arte, esponendo ceramiche, stampe antiche, lavori in lacca e in legno della civiltà giapponese, portati in Italia da un missionario salesiano.
Completati gli studi di filosofia a Gallarate, Cappelletto si iscrive alla facoltà di Lettere dell’Università di Padova e difende una tesi sull’architettura bresciana del ’700, sostenendo un’ipotesi rivoluzionaria: la derivazione del rococò dal gotico anziché dal barocco. La tesi ottiene la dignità di stampa e vale a Gian Vittorio la nomina ad assistente del prof. Arslan all’Università di Pavia.
Dopo un periodo trascorso a Chieri per lo studio della teologia, che, tra l’altro, vede la pubblicazione di un suo volume sull’architettura della città di Chieri, Gian Vittorio Cappelletto viene ordinato sacerdote il 10 luglio 1960. I superiori destinano il giovane prete alla Galleria San Fedele di Milano, dove si prodiga per valorizzare l’opera di giovani artisti e organizza mostre ed eventi di rilievo internazionale, e successivamente, nel 1968, dopo che l’esperienza milanese si è chiusa repentinamente, a Mestre. A distanza di anni, Padre Cappelletto riconoscerà in questo trasferimento una svolta provvidenziale, che ha aperto la sua vita a nuovi orizzonti.
A Mestre Padre Cappelletto vive un periodo di grande travaglio, in cui si fa strada l’aspirazione non nuova verso il raccoglimento e la preghiera. È un fatto che nella città veneta il gesuita incontra un monaco indiano che lo introduce alla pratica della preghiera profonda e, a partire da questo incontro, prende avvio per lui un nuovo corso di vita, estraneo al mondo dell’arte. Per tre anni padre Cappelletto segue le conferenze e i ritiri mensili organizzati dai monaci indiani; nell’estate del 1977 si reca in India e i monaci ivi conosciuti lo invitano a diffondere la meditazione tra i cristiani di Occidente e a riscrivere il Vangelo con la sua stessa vita. Gli anni successivi lo vedono impegnato nel realizzare la consegna ricevuta: a Roma approfondisce con padre Michel Ledrus la tradizione dell’esicasmo e a Torino, dove viene trasferito, dà vita a corsi di meditazione. Durante i corsi, il Padre si rende conto che tra i partecipanti vi sono tanti giovani che si sono allontanati dalla Chiesa e impegnerà i successivi trent’anni della sua vita nel cercare di accostare e di orientare l’indifferenza dei lontani, il loro scetticismo di fondo, la loro attrattiva verso pratiche e percorsi considerati capaci di assicurare un benessere del corpo e della psiche.
A Torino, attorno a Padre Cappelletto, si forma un gruppo di persone che fanno meditazione e ben presto il gruppo si espande in altre città del nord Italia, dove il Padre porta la meditazione. Sorpreso dall’espansione, egli avverte l’esigenza di creare luoghi di preghiera e di spiritualità, nelle città ma anche in ruderi e cascine abbandonate delle campagne, che possano catalizzare i diversi gruppi e favoriscano la possibilità di radunarsi il fine settimana. La ricostruzione dei luoghi è affidata alla buona volontà e all’impegno dei meditanti, che lavorano pregando, ogni fine settimana, senza un tornaconto personale. L’elemento trainante, fin dagli inizi degli anni ottanta, è costituito da una piccola comunità di uomini e di donne, che si è andata formando all’interno del gruppo e che si impegna a seguire i consigli evangelici e a diffondere la preghiera profonda, sotto la direzione del Padre.
Tutto il decennio degli anni ottanta costituisce per Padre Cappelletto un periodo di lavoro molto intenso e di continui spostamenti per tutto il nord Italia, che culmina con l’erezione del Movimento ad Associazione pubblica di fedeli, ad opera del vescovo di La Spezia.
Il decennio dal novanta al duemila vede il gruppo espandersi a macchia d’olio: la meditazione è proposta anche in molte città del centro e del sud Italia e l’apertura di nuove case in tutto il territorio della Penisola segue un ritmo febbrile. Padre Cappelletto si avvale della dedizione e del sostegno di un numero sempre maggiore di laici, di consacrati e di sacerdoti che mettono la loro vita a servizio del Signore nel Movimento. Non mancano in questi anni tribolazioni e prove molto impegnative per il Padre e per tutto il Movimento. Egli comincia ad accusare i primi disturbi fisici, ma continua a seguire personalmente in tutta Italia le varie persone che a lui si affidano e a prendersi cura degli studenti di teologia e degli altri membri della comunità religiosa. Così Padre Cappelletto si avvicina al traguardo finale: continuando a prodigarsi per gli altri e a condurre innanzi i suoi impegni giornalieri. Alla morte, avvenuta la mattina del 24 gennaio 2009, egli arriva in punta di piedi, senza attirare su di sé l’attenzione, senza che nessuno ne sospetti l’imminenza, come ad un appuntamento ordinario. Il 27 gennaio, nella chiesa dei Santi Martiri di Torino, gremita di persone, piangono il loro Padre i 22 sacerdoti del Movimento, saliti sull’altare a concelebrare le esequie, gli oltre centro membri della comunità, centinaia di volontari e tutte le persone che hanno tratto beneficio e aiuto dalla sua testimonianza e dalla sua preghiera. Il 4 ottobre le spoglie di padre Cappelletto vengono traslate dalla cappella dei gesuiti del cimitero di Torino all’abbazia di S. Simeone, presso Terni, nel luogo dove egli stesso aveva auspicato di riposare dopo la sua morte.