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La sede di Prato
Alle pendici della Calvana (l’appennino pratese), elevato di una decina di metri rispetto alla città, il Monastero San Leonardo sorge su una sorta di palco naturale da cui domina tutta la pianura pratese.
Nei suoi 700 e più anni di storia è stato caratterizzato da alterne vicende che lo hanno visto passare da casa di campagna del mercante Francesco Datini a convento francescano, per poi tornare abitazione privata.
Con i suoi chiostri, le terrazze, i lecci maestosi, è da sempre un luogo che invita a ritirarsi dal mondo, anche solo per un fine settimana, un pomeriggio, per riprendere fiato e ricordarsi ciò che è essenziale nella vita. Con lo spirito di una casa per ritiri, oggi vuole essere un polo culturale, ecumenico e interreligioso che possa far emergere la sete di spiritualità presente in ogni persona.
Alla fine del ‘300 “sul monte del Palco”, Francesco di Marco Datini comprò poderi e case perché quel luogo gli piaceva in maniera particolare: gli ricordava la Certosa di Firenze.
Nell’area di pertinenza della casa dei Ritiri, il mercante ebbe due “Palchi” cioè due case coloniche, una delle quali opportunamente riadattata e trasformata, fu la casa “da signore”.
Sulla metà del Quattrocento il Ceppo e la Comunità di Prato diedero la proprietà di Datini ai frati dell’Osservanza che fin dal 1425 l’avevano richiesta per costruirci chiesa e convento. Con i francescani riprende, dopo il periodo datiniano, un momento che è caratterizzato da un’intensa attività costruttiva: essi, infatti, edificarono la Clausura, le celle e gli altri annessi conventuali attorno ad un chiostro con colonne in stile ionico e conclusero la costruzione con la chiesa ad una sola navata, coperta a capriate, impostandola sulla collina a strapiombo sul fiume Bisenzio.
Intorno alla metà del Seicento vennero effettuati lavori di restauro al primitivo complesso conventuale e, quindi, una serie di ampliamenti particolarmente rilevanti tra i quali la costruzione di un secondo chiostro in stile Tuscanico; in questa occasione gli interventi, che interessarono profondamente anche la chiesa (che fu arricchita del portico e della cupola), diedero al complesso conventuale un’impronta stilistica più raffinata e più ricca: il piccolo convento delle origini prese l’aspetto e la consistenza di una grandiosa costruzione capace di ospitare una numerosissima famiglia religiosa. Questa fu sempre molto amata e stimata dalla cittadinanza pratese, che non fu mai avara nei suoi riguardi; il convento e la chiesa furono arricchiti di opere d’arte e conobbero sempre le premure affettuose dei pratesi e la loro devozione. La sostituzione dei frati dell’Osservanza con i Riformati, operata dal Granduca Cosimo verso 1712 non incontrò il gradimento della popolazione pratese e diede luogo ad alcuni disordini; questi furono sedati grazie alla predicazione di San Leonardo da Porto Maurizio. Era, però, ormai incominciato un periodo poco felice per il convento del Palco. Ebbero luogo alienazioni di opere d’arte e, per conseguenza, si assistette ad un generale impoverimento dell’ambiente e ad un decadimento delle strutture alla cui cura ad arricchimento aveva contribuito sia la popolazione, sia i pubblici poteri.