Le statue di Valentina Cavadini sono fatte sul posto e si inseriscono in un’architettura o in un paesaggio con lo scopo di connotare un luogo sacro. Questo San Giorgio che uccide il drago si trova nel parcheggio della casa di Modica, nostro centro di meditazione. La statua è quasi a grandezza naturale, il basamento è minimo per consentire alla gente di vederla da vicino ed entrarci dentro.
La composizione articolata e originale rappresenta San Giorgio nell’atto di saltare dal cavallo al drago e colpirlo a morte. Nella sua complessità la composizione è equilibrata e essenziale. Le due figure animali del cavallo e del drago si fronteggiano nella parte inferiore una a destra e una a sinistra, mentre l’uomo le sovrasta in alto e al centro della scena.
Emerge un simbolismo molto evidente dove la parte animale dell’uomo, quella inferiore, rappresentata dai due animali, è simbolo delle passioni; questa è base e trampolino di lancio per la parte superiore, San Giorgio, che rappresenta le virtù dell’eroe e quindi dell’anima. Il cavallo rappresenta le passioni domate, che sostengono l’eroe senza incertezze (il cavallo non scappa nonostante l’attacco del drago, e fornisce a suo padrone un appoggio sicuro da cui poter osare il salto); il drago rappresenta le passioni indomate che devono essere uccise, ovvero ricondotte al nostro controllo e quindi affrontate con coraggio ( il Santo non teme di poggiare il piede sul drago). La figura dell’eroe svetta agile e leggera tra le due bestie in un salto improbabile che può essere possibile soltanto nella certezza della fede. Dunque questa’opera è un inno alla fede, che dona libertà, coraggio, creatività. Il gesto di San Giorgio nell’atto di uccidere il drago è totalmente sbilanciato verso l’alto; la posizione verticale del braccio non potrebbe essere efficace per far forza sulla lancia, se non in un’ottica di fede: il braccio quindi verso l’alto è una completa richiesta di aiuto a Dio.
La ricerca anatomica è fondamentale pur lasciando spazio anche a soluzioni creative. Il drago ha una forma sinuosa e decorativa che non sottolinea l’aggressività, ma l’armonia e la bellezza delle forme. Ogni figura è rappresentata in modo realistico e dinamico, per cui i personaggi sembrano vivi e in movimento.
Lo stile è essenziale, non ricco di particolari, proprio per dare risalto al messaggio principale del gioco dei volumi e al linguaggio dei corpi.
Il materiale è il cemento: un materiale povero, in linea con uno stile monastico. Eppure a superfici volutamente lasciate grezze si alternano altre impreziosite di particolari tratteggi, eseguiti a fresco a colpi di coltello, che le rendono vibranti e vivaci: in particolare la criniera, la coda del cavallo, e i panneggi del drappo alla vita, che amplificano l’intensità dei gesti e i movimenti delle figure.
Alcuni si chiederanno come mai il San Giorgio ha la barba, visto che normalmente viene rappresentato imberbe… in effetti se conoscete la spiritualità dei Ricostruttori nella Preghiera saprete che di solito gli uomini si fanno crescere la barba. Dunque l’eroe viene immaginato in un’età matura, dove sia possibile il dominio delle passioni.