“Appaiono lontano luci giallastre a punteggiare il buio del tempo svanito. Occhi spalancati raccontano di immutate sagome dai contorni sporgenti fatti di luminescenze d’infinito” L.C.
Nel primo dei miei appuntamenti mensili di divulgazione e contemplazione musicale, propongo una pacificante composizione di un autore americano che in vita non ha voluto appartenere al mondo e alla fama, Charles Ives (1874/1954). Scelta decisamente controcorrente nella sua epoca e ai giorni nostri, restare fuori dal clamore del mondo per attraversarlo nel silenzio.
Il titolo originario di questa composizione del 1906 è “La domanda senza risposta perenne”. La partitura venne ritrovata nel 1930, ebbe la sua prima esecuzione nel 1951 e fu premiata a New York nel 1984.
“The unanswered question” (la domanda senza risposta) è una sovrapposizione di tre strati distinti ma coordinati, cioè tre linee melodiche, dove ogni linea ha il suo proprio tempo e tonalità. Un vero collage musicale su piani e stili contrastanti e sovrapposti che rappresenta graficamente la dualità del ventesimo secolo dove coesiste la musica tonale e non tonale nello stesso tempo e spazio.
Ives ha descritto l’opera come il “paesaggio cosmico” nel quale l’orchestra d’archi rappresenta il silenzio dei druidi che conoscono, vedono e ascoltano il nulla nella loro solitudine indisturbata.
La tromba invece pone sette volte la perenne domanda sull’esistenza (melodia politonale) alla quale segue la risposta “invisibile” suonata dai flauti che tentano di risolvere il quesito ogni volta in modo sempre più agitato (melodia atonale), abbandonando poi con frustrazione il campo alla sola risposta del silenzio che riempie lo spazio sonoro dell’eternità.
Le frasi dei flauti rappresentano le risposte umane che diventano sempre più impazienti, fragili e disperate fino a perdere del tutto il loro significato, mentre il silenzio dei druidi non è influenzato in alcun modo da quella strana domanda e risposta, perché con tutto il loro rumore e frenetico agitarsi non conducono in nessun luogo di conoscenza.
La composizione contiene l’idea filosofica che Ives (influenzato da R.W. Emerson) affrontò incomparabilmente nella sua musica e nei suoi scritti, cioè nella contemplazione del mistero sublime della creazione, una domanda può essere migliore di una risposta.